Il Menu speciale di Dicembre de Il Moro

Dedica alla cucina aristocratica

Viaggio gastronomico ideato da Il Moro di Monza

Gli Chef Salvatore e Vincenzo Butticè pensano che si mangi quello che si ha e quello che si è, in questo mese la dedica si ispira ai piatti aristocratici italiani.

La cucina aristocratica e la cucina popolare sono due facce di una stessa medaglia e danno vita ad una continua rincorsa e contrapposizione tra chi ha fame e chi ha il cibo.

Il patrimonio gastronomico italiano nasce da questa continau rincorsa, tra tavole, culture, estrazioni e condizioni di vita fino a raggiungere i livelli di ibridazione attuale dove i due mondi sono interdipendenti e connessi.

L’arte culinaria italiana è una continua relazione tra i codici della cucina italiana, marinara, contadina, aristocratica e ecclesiastica e conventale.

Da una parte la cucina contadino/marinara sempre orientata  a soddisfare la fame, dall’altra la cucina aristocratico/ecclesiastica ha sempre simboleggiato uno status symbol, utile a dimostrare una chiara appartenenza al ceto, a suscitare meraviglia e stupore negli invitati.

Il Moro di Monza e il Menu speciale di Dicembre

Menu degustazione

01 Dicembre al 01 gennaio 24

Aragosta alla catalana

Uovo biologico, patata Bologna e caviale

Il risotto gamberi e tartufo

Il Filetto di pescato come l’avrebbe pensato Rossini

Percorso riservato all’intera tavola

Una ricetta aristocratica diventa ricetta popolare

I Grissini

La ricetta nasce a cavallo tra il XVII e XVIII secolo.

La tutela e l’integrità del futuro Re di Sicilia, Vittorio Amedeo II fu la causa dell’elaborazione tecnica del grissino stirato.

Re Vittorio Amedeo II ripagò l’inventiva di Antonio Brunero, fornaio di corte, iniziando una rivoluzione politico culturale contro gli oppressori francesi e spagnoli.

Vittorio Amedeo II mingherlino di costituzione e con continui disturbi alimentari che gli impedivano di crescere, come ad un futuro Re di Casa Savoia compete, forte e robusto.

Il medico di corte Don Ubaldo Pecchio ordinò, al fornaio Antonio Brunero, delle striscie di pane sottili, senza mollica e ad alta digeribilità, in questo modo nacque il “gherssin”.